(Livia Lone 2) Traffici notturn by Barry Eisler

(Livia Lone 2) Traffici notturn by Barry Eisler

autore:Barry Eisler [Eisler, Barry]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Amazon Crossing
pubblicato: 2020-01-15T00:00:00+00:00


19

Livia si accovacciò sopra una delle toilette nei bagni delle donne e rimase in ascolto. L’omone dall’accento texano in cui si era imbattuta stava di nuovo parlando ad alta voce: a una guardia di sicurezza, o a più di una, a quanto pareva. Qualcosa non era andato per il verso giusto? Little le aveva detto che c’era stata un’anomalia con le telecamere, una qualche interferenza, quando i suoi avevano provato a spegnerle. Forse qualcuno aveva visto lei o il tizio. O forse erano venuti a indagare, proprio a causa dell’anomalia.

Per un momento si domandò se quell’uomo fosse lì per qualche tipo di missione, ma si ricredette subito. Era affascinante, e Livia pensava che quell’assurda confidenza e la sua loquacità fossero attraenti, eppure era difficile immaginare che fosse solo un turista festaiolo che si era perso e aveva semplicemente provato ad aprire le porte del locale, nell’attimo in cui gli uomini di Little le avevano sbloccate. Magari era stata tutta una messa in scena, anche se i criminali con cui lei aveva di solito a che fare erano bravi attori, e Livia ormai aveva intuito per quel tipo di stronzate. Su di lui non aveva fiutato niente del genere.

Il tizio continuava a parlare ad alta voce, là fuori: forse provava a metterla in guardia. E perché? Per quanto ne sapeva lui, Livia stava semplicemente cercando un bagno. Qualora si fosse trattato di una missione, e qualora lui avesse pensato che anche lei era lì per quello: perché avrebbe dovuto aiutarla?

Perché se trovano te, sospetteranno di lui.

Be’, giusto. Eppure continuava a sembrarle solo un bifolco dal sorriso bellissimo.

La conversazione nel corridoio era terminata e si sentirono le porte aprirsi e richiudersi. Sembrava che Texas fosse andato via, però Livia udiva ancora le guardie parlare tra di loro in thailandese. Probabilmente cercavano di capire il da farsi.

Si rese conto che forse era meglio lasciare le luci del bagno spente, altrimenti avrebbero potuto notarle. D’altro canto, spiegare perché fosse lì accovacciata, al buio, sarebbe stato impossibile. Meglio un compromesso.

Scese dalla toilette, si abbassò i pantaloncini e si sedette. Se fossero entrati, le avrebbero visto i piedi, ma doveva calarsi nella parte, qualora volesse far credere che era lì per fare pipì. Li immaginò mentre arrivavano, e decise che era meglio volgere le cose a suo favore. Tirò la maniglia della porta per aprirla. Il locale era vuoto, giusto? E allora non doveva aspettarsi nessuno, quindi non c’era bisogno di chiuderla a chiave. In questo modo, intravederla seduta sulla tazza avrebbe turbato e agitato le guardie, se fossero entrate. L’idea era di ribaltare la situazione: si sarebbero aspettati delle scuse e una spiegazione, invece all’improvviso sarebbero stati loro a essere mortificati per averla disturbata.

Un po’ come aveva fatto Texas, con quella stronzata del reclamo scritto alle autorità competenti?

Già, pressappoco. Forse. Chissà.

Dopo qualche minuto, le chiacchiere nel corridoio svanirono. Le porte d’ingresso si aprirono e si chiusero. Si sentì il forte rumore metallico delle serrature. Livia aspettò e, passati alcuni istanti di assoluto silenzio, si alzò in piedi, tirò su mutande e calzoncini, e si guardò intorno.



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